Siria: resistere, rialzarsi, ricostruire
Il 19 novembre, il comando generale dell’esercito siriano ha dichiarato ufficialmente libera dai terroristi di Daesh l’intera regione meridionale della Siria. [1] Se l’avanzata delle truppe governative prosegue senza sosta per eliminare le ultime tracce di gruppi armati legati ad Is nel territorio nazionale, di pari passo si intensificano i lavori di ricostruzione laddove gli stessi hanno portato terrore e devastazione. Come riportato da Fausto Biloslavo in un articolo su Panorama, una fonte diplomatica dichiara al giornale che la Siria, a causa della guerra, “è tornata indietro di 30 anni. Oltre alle infrastrutture, le fabbriche, gli ospedali, gli impianti elettrici e di estrazione del gas e del petrolio, sono distrutte città come Homs e Raqqa al 90 per cento o Aleppo al 45 per cento.” [2]
Il compito gravoso di riedificare, riorganizzare e ricomporre il paese non è però solo ed esclusivamente nelle mani di Bashar al-Assad, numerosi sono i rappresentanti di stato che hanno fatto pervenire il loro appoggio al governo siriano. Accordi stretti per generosità, in chiave anti-americana o semplicemente secondo la regola del do ut des? Formalmente non è ancora dato saperlo.
Nel marzo del 2017, il ministro indiano delle industrie pesanti e delle imprese pubbliche, Anant G Geete, aveva confermato il sostegno del suo paese alla Siria e la sua disponibilità a partecipare al processo di ricostruzione in occasione di un incontro con l’ambasciatore siriano a Nuova Delhi, Riyad Abbas, che aveva assicurato, da parte della Siria, tutte le agevolazioni necessarie per attuare progetti di investimento indiani nel paese. [3]
Nel settembre del 2017, il primo ministro siriano Imad Khamis, in una sessione dell’assemblea popolare, riportava che più di 76 miliardi di SYP (abbreviazione standard per lira siriana) erano stati stanziati per la ricostruzione delle aree liberate, di cui più di 20 miliardi di SYP erano stati già erogati, oltre a 39 miliardi già trasferiti da budget indipendenti per supportare i progetti delle unità amministrative. [4]
Nel novembre dello stesso anno, anche il ministro cubano del commercio estero e degli investimenti esteri, Rodrigo Malmierca, aveva rinnovato l’appoggio del suo paese alla Siria in tutti gli ambienti internazionali, sottolineando che Cuba avrebbe sostenuto la Siria nella fase di ricostruzione.
Pochi giorni fa, il presidente dell’Assemblea Popolare siriana, Hammoudeh Sabbagh, ha affermato l’importanza delle posizioni della Cina a sostegno di Damasco durante gli anni della crisi, a seguito di un incontro diplomatico con l’ambasciatore cinese. Feng Biao ha acclamato le vittorie siriane contro il terrorismo, affermando che Pechino incoraggerà le sue compagnie a partecipare alla fase di ricostruzione, rimarcando inoltre il diritto del popolo siriano di decidere del proprio futuro lontano dalle interferenze straniere. Indubbio è il supporto iraniano così come lo è quello russo. Vladimir Putin ha dichiarato che il processo di ricostruzione e l’intensificazione degli sforzi per il ritorno dei profughi in Siria sono ora un compito chiave, dichiarazioni rilasciate a seguito di un colloquio a Soci con il presidente egiziano Abd al-Fattah. Al-Sisi e Putin avrebbero discusso della situazione in Siria, in particolare di Idlib, confermando l’appoggio ad una soluzione politica per la crisi e ribadendo la necessità di preservare la sovranità siriana e la sua integrità territoriale. [5]
Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha denunciato che i piani di Washington di imporre sanzioni ai paesi che partecipano al processo di ricostruzione in Siria saranno interpretati come “un atto di sabotaggio”, aggiungendo che Mosca non mancherà nel rispondere ad eventuali sanzioni contro le compagnie russe che partecipano alla ricostruzione.[6]
Ulteriori sviluppi, molto probabilmente, arriveranno a seguito del G20 a Buenos Aires, in programma per il 30 novembre.
Questo settembre si è tenuta la quarta edizione della fiera Re-build Syria 2018, inaugurata dal primo ministro Imad Khamis, e che ha visto la partecipazione di 270 aziende nazionali e straniere. All’evento hanno partecipato i rappresentanti di 26 paesi, tra cui Libano, Giordania, Russia, Iran, Cina, Francia, Italia, Bielorussia, Brasile, Italia, Indonesia, Sud Africa, Spagna, Cuba, Germania, Iraq, India e Tanzania. Hussein Arnous, membro del Comitato Organizzatore, ha dichiarato che questa fiera ha permesso ad appaltatori e interessati nel campo della costruzione di conoscere le esigenze del mercato siriano. [7]
Tra questi paesi compare anche l’Italia che, secondo i dati Istat elaborati dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, dal 2004 al 2008, poteva contare su importazioni dalla Siria con un valore medio di 800 milioni di euro mentre le esportazioni si aggiravano intorno al miliardo. L’Italia esportava principalmente “macchinari per impieghi speciali e generali (tra cui motori, turbine, pompe, compressori, macchinari industriali per raffinerie, industrie alimentari, cartiere, concerie, industrie chimiche) e prodotti chimici di base (tra cui fertilizzanti, gas industriali, altri composti chimici industriali).”[8]. Forniture che sono state interrotte a seguito dell’embargo economico dell’Unione Europea dal 2 settembre 2011, e riconfermate quest’anno fino al giugno 2019. Gianluca Ferrara, senatore del gruppo M5S e membro della commissione affari esteri, in un’interrogazione sulla questione siriana ai ministri degli Esteri e dell’Interno, ha richiesto la riapertura delle rispettive ambasciate e la fine delle sanzioni europee nei confronti della Siria. Lo stesso Ferrara ha proposto, inoltre, la partecipazione delle imprese italiane al progetto di ricostruzione del governo damasceno. [9] La notizia di questa proposta potrebbe aprire nuovi scenari, o almeno è quello che il popolo siriano meriterebbe dopo tutti questi anni di guerra
Di Federica Miceli
[1] http://tishreen.news.sy/?p=243998
[2] https://www.panorama.it/news/esteri/siria-dopo-guerra-business/
[3] https://www.sana.sy/en/?p=101629
[4] https://www.sana.sy/en/?p=113972
[5] https://www.sana.sy/en/?p=149042
[6] https://www.sana.sy/en/?p=149045
[7] https://www.plenglish.com/index.php?o=rn&id=34469&SEO=international-fair-rebuild-syria-opens-in-damascus
[8] https://www.linkiesta.it/it/article/2013/09/19/italia-siria-i-rapporti-tra-il-nostro-paese-e-damasco/16477/
[9] http://www.occhidellaguerra.it/siria-ambasciata-italiana/