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Hezbollah: i “terroristi islamici” che difendono i cristiani

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

Sadad è una città della Siria, dista solo 14 chilometri dalla strada che collega Homs a Damasco. È un antico villaggio, si pensa addirittura che sia lo “Zedad” menzionato nell’Antico Testamento, sul confine nord-orientale della terra biblica di Canaan. Lì, tutt’oggi, la maggior parte degli abitanti sono di religione cristiana, appartenenti alla Chiesa ortodossa siriaca. Sempre lì, così come a Ma’lula, qualcuno parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù. Il 21 ottobre 2013 la città, molto probabilmente a causa della sua posizione strategica, fu invasa dagli estremisti islamici appartenenti al Fronte di Jabhat al Nusra, costola siriana di Al Qaeda. L’assalto iniziò quando due attentatori suicidi si fecero esplodere vicino a un pozzo di gas, il caos che ne seguì permise ai terroristi di prendere la città. L’alba del 22 ottobre fu di un silenzio assordante, sembrava che i miliziani avessero abbandonato la città. Nel frattempo le forze armate siriane, allertate da Damasco il giorno precedente, giunsero a Sadad. I terroristi però non erano scappati, si erano nascosti nei frutteti e nei campi limitrofi per tendere un’imboscata all’esercito. Dopo sette giorni di duri combattimenti, il 28 ottobre, l’esercito governativo riprese il controllo della città, i miliziani si diedero finalmente alla fuga.  L’arcivescovo siro-ortodosso Selwanos Boutros Alnemeh, a suo tempo, lo definì “il più grave e il più grande massacro di cristiani in Siria negli ultimi due anni e mezzo”. Nei giorni successivi furono rinvenute due fosse comuni di civili, contenenti trenta cadaveri, tra cui anche donne e bambini. Al Nusra durante l’occupazione uccise più di quarantacinque persone, tutte cristiane. “Le chiese sono danneggiate e profanate, private di libri antichi e mobili preziosi. Scuole, edifici governativi, edifici comunali sono stati distrutti, insieme all’ufficio postale, all’ospedale e alla clinica”.[1]  A combattere al fianco dei miliziani di al Nusra, a Sadad, ci furono anche i combattenti dell’Esercito Libero Siriano, i famosi “ribelli moderati” che l’Occidente proprio in quegli anni elogiò e sostenne perché coraggiosi guerrieri pronti a prendere le armi per abbattere la feroce tirannia di Damasco. L’Esercito Libero Siriano e al Nusra, in quell’autunno del 2013, distrussero il 65% della città, tenendo in ostaggio per una settimana 1.500 famiglie, torturando a morte quasi cinquanta persone e ferendone altre trenta. I dispersi furono almeno dieci, alcuni mai più ritrovati. L’arcivescovo aggiunse: “Abbiamo gridato aiuto al mondo ma nessuno ci ha ascoltato. Dov’è la coscienza cristiana? Dov’è la coscienza umana? Dove sono i miei fratelli?”.[2] La parola martire deriva dal greco e significa testimone: nel cristianesimo primitivo, designò gli apostoli in quanto testimoni della vita e della resurrezione di Cristo, successivamente – in periodo di persecuzioni – andò a definire chi sacrificava la propria vita pur di non rinnegare la sua fede. Di quanti altri martiri l’Occidente ha bisogno per capire da che parte stare? Nel 2015 la città visse un nuovo assedio, questa volta direttamente da parte di Daesh. Mor Ignatius Aphrem Karim II, il patriarca della chiesa ortodossa siriaca, raccontò che furono proprio i giovani di Sadad a organizzare la prima resistenza. Successivamente migliaia e migliaia di soldati, cristiani e non, arrivarono da tutta la Siria per difendere quell’antico villaggio. “Persone provenienti da tutta la Siria sono arrivate a combattere per Sadad: è un posto simbolico per noi e non permetteremo che cada di nuovo”[3], tra loro anche i soldati di Hezbollah. Padre Mikhail, parroco di una delle chiese della città, non lasciò mai Sadad. In un’intervista rilasciata a Sebastiano Caputo, e pubblicata nel suo ultimo lavoro Mezzaluna sciita, affermava: “Non avevamo mai avuto a che fare con gli sciiti di Hezbollah, era la prima volta. Ci dissero di non avere paura e mi chiesero la benedizione prima dei combattimenti. Quando rimasero qui gli mettemmo a disposizione un intero edificio per passare le notti. Rifiutarono. Volevano dormire a casa dei cristiani per rassicurarli. Erano diventati membri della nostra comunità. Misero tutto in sicurezza, e se ne andarono senza chiederci nulla”.[4] Il “Partito di Dio” dal 2013 è impegnato nella lotta al terrorismo in Siria, più di 1.600 soldati – fino al solo 2016 – hanno sacrificato la loro vita per combattere contro Daesh. Stefano Fabei e Fabio Polese nel loro libro Il Partito di Dio affermano che “Hezbollah ha svolto un ruolo importante per riequilibrare le sorti del conflitto in atto in Siria e non è eccessivo sostenere che abbia determinato un capovolgimento dei rapporti di forze”, oltre ad essere da sempre argine al fanatismo spesso imperante in alcune correnti del mondo islamico. Al Ministro dell’Interno Matteo Salvini consigliamo – viste le sue ultime dichiarazioni – almeno un approfondimento sulla questione, unito magari ad un viaggio in Siria cosicché possa ascoltare di persona le testimonianze dei siriani cristiani che da più di cinque anni trovano in Hezbollah fortezza e rifugio.

Di Federica Miceli


[1] Raymond Ibrahim. “Il più grande massacro di cristiani in Siria” è stato ignorato.” http://humanevents.com/2013/11/22/largest-massacre-of-christians-in-syria-ignored/ . Human Events. 22/11/2013. Web. 20/12/18.

[2] “A Sadad c’è stato il più grande massacro di cristiani dall’inizio della guerra in Siria”. https://www.tempi.it/a-sadad-ce-stato-il-piu-grande-massacro-di-cristiani-dallinizio-della-guerra-in-siria/ . Tempi. 31/10/13. Web. 20/12/18.

[3] “CENTINAIA DI COMBATTENTI CRISTIANI SI AFFANNANO PER DIFENDERE LA CITTÀ SIRIANA CON L’AVANZARE DELL’ISIS”.  https://www.newsweek.com/syria-christianssadadmiddle-eastsyriachristianssyriac-597042 . Newsweek. 11/10/15. Web. 20/12/18.

[4] Caputo, Sebastiano. “Mezzaluna sciita. Dalla lotta al terrorismo alla difesa dei cristiani d’Oriente”. GOG Edizioni. 2018.

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