Folgorati sulla via di Damasco. La storia dei cristiani in Siria
La situazione odierna della Siria è ormai ben nota: un paese dilaniato da sette anni di guerra continua e che solo oggi sta faticosamente trovando uno spiraglio di pace. La questione di cui forse si parla meno, e che forse è meno nota, riguarda i cristiani residenti nel paese che prima del conflitto costituivano quasi il 10% del totale della popolazione siriana.[1] Una comunità, quella cristiana, presente in quelle terre da quasi ormai due millenni. Uno dei padri della Chiesa trovò Dio proprio sulla via di Damasco e lì si fece battezzare, il nome di quest’ uomo era Paolo, San Paolo. Una delle prime chiese cristiane venne fondata ad Antiochia, ora città turca sul confine siriano, nota anche come città “delle prime volte”: lì per la prima volta il vangelo fu annunciato ai Greci pagani, lì per la prima volta i discepoli di Gesù furono chiamati «cristiani» e sempre da lì per la prima volta partì l’evangelizzazione dell’Europa.[2] Tutto ciò per capire quanto effettivamente sia antica la presenza cristiana in Siria e quanto questa sia importante per il paese stesso. La loro importanza nella politica del paese non è anch’essa da sottovalutare, è sufficiente ricordare che il presidente siriano Hafiz al-Assad diede una legislatura laica alla Siria e che essa venne poi mantenuta anche da suo figlio e successore, il presidente Bashar Hafiz al-Assad[3] perché, in un paese dalle molte sfaccettature religiose, la tutela dell’equilibrio fra queste è fondamentale. Non è un caso che in paesi come Libano e Palestina la presenza di cristiani nella politica amministrativa dello stato sia tutelata dalla legge, ed anche in Siria la presenza dei cristiani in politica è tutt’altro che marginale. Uno dei casi più emblematici è quello di Maria Saadeh, sino alla scorsa legislatura deputata siriana di religione cristiana, che pur essendo stata eletta come indipendente nel parlamento siriano ed all’opposizione rispetto al governo del Presidente Assad, ha difeso strenuamente l’autonomia politica del suo paese. Nel 2013 ha ottenuto un colloquio con il Pontefice al Vaticano, un’occasione che non ha perso per sottolineare la necessità di tutelare i diritti della sua gente, in questo momento costantemente perseguitata.[4]
Con Una Voce Nel Silenzio, e con questi articoli, stiamo cercando di documentare le persecuzioni subite dai cristiani nel mondo ed ovviamente, in questo particolare momento, in Siria. Ad Homs viveva una delle comunità cristiane più importanti del paese e che ora sta cercando, con tenacia e fatica, di tornare alla normalità. Una normalità che non può prescindere dalla restaurazione dei propri simboli e dei propri luoghi di culto, distrutti dall’ISIS e dalla guerra. Per questo motivo abbiamo deciso di partecipare attivamente, tramite una raccolta fondi, alla ristrutturazione di una delle chiese di questa città perché ogni aiuto portato ad una singola comunità è un aiuto portato ad ogni cristiano.[5]
di Emanuele Niccolini
[1] Sesia, Federico. “I cristiani in Siria oggi”. http://www.smartweek.it/i-cristiani-in-siria-oggi/. Smart week. 22/07/18. Web. 09/01/19.
[2] Chiesa Cattolica di Antiochia. http://www.anadolukatolikkilisesi.org/antakya/it/lachiesa.asp. Web. 09/01/19.
[3] Muratore, Andrea. “Hafez al Assad, il padre della Siria contemporanea”. http://www.occhidellaguerra.it/hafez-al-assad/. Gli occhi della guerra. 30/07/19. Web. 09/01/18.
[4] Caputo, Sebastiano. “La parlamentare cristiana: “Assad non è un dittatore, il Papa interceda per la Siria””.
http://m.ilgiornale.it/news/2015/09/25/la-parlamentare-cristiana-assad-non-e-un-dittatore-il-papa-interceda-p/1175429/ . Il Giornale. Gli occhi della guerra. 25/09/15. Web. 09/01/19.
[5] Una Voce nel Silenzio: https://www.facebook.com/1418950258414983/posts/2109764412666894/