I copti egiziani: un Nobel per la pacifica resistenza
Quest’anno per la prima volta nella storia del premio Nobel c’è stata la candidatura di un gruppo etnico religioso, i copti egiziani.
I copti egiziani sono la più grande comunità cristiana nel mondo arabo, anche se è molto difficile stabilirne una precisa entità numerica. I copti, letteralmente “gli egiziani”, la loro denominazione deriva infatti dal nome che i greci avevano dato all’Egitto. I copti hanno un’unica Chiesa nazionale che ha come lingua liturgica il copto ed il titolo di Papa spetta al patriarca di Alessandria. Nel corso del XVII secolo una parte di essa si è portata in comunione con il Papa di Roma, la Chiesa cattolica copta.[1] I cristiani egiziani appartengono quasi interamente ai copti.
Questa candidatura deriva dal fatto che i crimini dello Stato islamico verso i cristiani copti sono aumentati negli anni, ma i cristiani copti non hanno mai risposto con la violenza a questi atti terroristici. Solo per citare alcuni esempi degli ultimi anni: nel 2015 lo Stato islamico ha decapitato 20 cristiani copti e un ghanese sulla spiaggia di Sirte, in Libia; nel 2016 un attentato contro una chiesa al Cairo ha portato alla morte di 29 cristiani copti; nel 2017 ci sono stati due diversi attentati culminati con la morte di ben 45 fedeli; e nell’anno appena passato ben 28 pellegrini cristiani sono stati uccisi mentre si stavano recando in pellegrinaggio al monastero di San Samuele, a Minya.[2]
Oltre a questi attentati, che sono i più noti a livello internazionale, ogni giorno ai cristiani egiziani viene impedito di praticare la loro fede, con ogni mezzo possibile, in primis con il tentativo, dello Stato islamico, di chiudere chiese e cappelle cristiane.
Nonostante questi numerosi attentati e i soprusi giornalieri che subiscono, i cristiani copti, non hanno mai risposto violentemente, ma hanno solo protestato nelle sedi opportune, ottenendo però ben poco riscontro. Per questo modo, così giusto, corretto e molto religioso, di protestare ai soprusi, i cristiani copti hanno ottenuto questo grande riconoscimento, di poter far parte delle candidature al Nobel per la pace. Fra le varie motivazioni spicca proprio questa “il loro rifiuto di vendicarsi contro le persecuzioni mortali e continue da parte di governi e gruppi terroristici in Egitto e altrove”.
Questo è un importante atto a livello mondiale verso tutti i popoli che ogni giorno sono costretti ad atti di coraggio per poter professare liberamente il loro credo, e forse una piccola ammissione a livello internazionale dell’esistenza di queste numerose repressioni.
Di Agnese Zavani
[1] Impagliazzo, Marco. “Il fattore copto, cuneo cristiano nell’Egitto islamico”. http://www.limesonline.com/cartaceo/il-fattore-copto-cuneo-cristiano-nellegitto-islamico?refresh_ce . Limes. 03/03/1994. Web. 07/02/19.
[2] Grotti, Leone. “I cristiani perseguitati in Egitto candidati al Nobel per la pace”. https://www.tempi.it/cristiani-perseguitati-copti-egitto-premio-nobel-pace/. Tempi. 27/09/18. Web. 07/02/19.