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22 ANNI DOPO I BOMBARDAMENTI SU BELGRADO

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti
Il 24 marzo 1999 alle ore 20.25 la NATO bombarda la Serbia.
Noi vogliamo ricordare quel terribile giorno con le parole di

Selena Ivanovic

che a quei tempi era una bambina ma la sua vita è cambiata per sempre.

“In questo giorno, 22 anni fa, i miei genitori stavano preparando me e mia sorella maggiore per andare a letto. Aveva appena compiuto 4 anni, il 22 marzo e io avevo 1 anno e 8 mesi. Questo è stato l’ultimo giorno in cui siamo andati all’asilo perché per i successivi 78 giorni abbiamo ascoltato le bombe invece delle canzoni e della risate dei bambini. Giocavamo in casa con le porte chiuse invece che nei parchi, godendoci i primi giorni di primavera. E questa era la realtà per tutti i bambini in Serbia e Montenegro. Per 78 giorni. I nostri genitori coprivano le finestre con grandi materassi nel caso in cui il vetro si fosse frantumato a causa di un’esplosione. Mettiamola in cifre: 78 giorni, 12.500 persone ferite, 1.008 soldati uccisi, 2.500 civili uccisi e 79 di questi erano bambini. 25.000 “bersagli” distrutti: 470 km di autostrada, 575 km di ferrovia, 19 ospedali, 14 asili, 69 scuole e 44 ponti. L’elenco potrebbe continuare. Il danno stimato era compreso tra 30 e 100 miliardi di dollari USA. E, in qualche modo, sono riusciti a dipingerlo come qualcosa di giustificato. Avrebbe dovuto fermare la guerra in corso in Kosovo, rendendo completamente giustificato bombardare una città a 600 km dal Kosovo: la città di Novi Sad. Tra le vittime dei bombardamenti NATO c’erano anche albanesi. E la scusa ufficiale della NATO per questo crimine incredibile e ingiustificato era porre fine alla guerra e proteggere gli albanesi in Kosovo, uccidendoli. Uccidendo civili e bambini e distruggendo un paese con l’uranio impoverito, almeno 50 tonnellate, per 78 giorni. Ed eravamo solo bambini.
Bambini i cui genitori ora muoiono di cancro, nello stesso paese in cui, per di più, a un bambino innocente viene diagnosticato un cancro ogni giorno. Era giustificato, no?”

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