La Palestina e la banalità del male. Quando un genocidio diventa normalità
Le violenze che da anni si susseguono nei territori palestinesi ci sono ormai note, causate da una guerra che sembra non voler trovare una conclusione. Fatti ai quali oramai ci siamo tristemente abituati e che sono quasi entrati a far parte della normalità in una terra che non conosce pace. La cosa che forse dovrebbe lasciarci sbigottiti è quando queste violenze sono perpetrate da civili. Risale a poco tempo fa la notizia di un attacco ai danni di una scuola palestinese nella città di Burin[1], a sud di Nablus da parte di coloni israeliani[2], i quali scortati dall’esercito di occupazione oltre a danneggiare la scuola si sono dilettati lanciando pietre contro le case antistanti, causando violenti scontri fra residenti palestinesi ed esercito. Purtroppo non si tratta di un avvenimento isolato, infatti sono state molte le violenze portate avanti dai coloni israeliani. Pensiamo soltanto alla demolizione arbitraria da parte delle forze occupanti, di abitazioni appartenenti a civili palestinesi, nella sola Gerusalemme quest’anno sono state rase al suolo 17 case ritenute illegali. Ancor più grave si può certamente ritenere l’abbattimento di una scuola avvenuta il 5 dicembre nella comunità beduina di As Simiya, vicino alla città di Al Samou, nella zona a sud di Hebron, in Cisgiordania[3].
La scuola doveva essere inaugurata pochi giorni dopo il suo abbattimento e faceva parte di un progetto denominato “scuole mobili”, cioè scuole realizzate all’interno di container predisposti a facilitarne il raggiungimento da parte degli studenti. Infatti molto spesso le scuole sono molto distanti dai villaggi di provenienza dei bambini, i quali sono anche spesso sottoposti alle angherie dei coloni israeliani nel tragitto che li porta all’istituto scolastico. La demolizione di una scuola capiamo bene, che oltre ad essere un atto estremamente grave per la sua stessa efferatezza è anche un chiaro segno della volontà di impedire il naturale progresso di un popolo. Un popolo senza istruzione è di fatto un popolo destinato all’estinzione, poiché incapace di tramandare il proprio sapere. Ancor più grave è il fatto che questi atti siano supportati da esercito e polizia. Un civile che commette un reato, dato che non risulta legale in nessun paese assalire degli studenti durante le lezioni, è un criminale. Dunque va perseguito in quanto tale. Il ribaltamento di questa condizione è anche il ribaltamento di una condizione deontologica che vede le forze dell’ordine come portatrici di legalità, ma d’altra parte cosa possiamo aspettarci da un paese che da anni ne occupa un altro senza alcuna autorità? Un paese dove il primo ministro per racimolare voti causa uno dei più violenti scontri fra il popolo palestinese e quello israeliano[4]? La risposta a questi quesiti è più logica di quanto possa sembrare.
[1] “Gang di coloni attacca scuola di Nablus”.
http://www.infopal.it/gang-di-coloni-attacca-scuola-di-nablus/ Redazione. Infopal. 17/12/18. Web 21/12’18
[2] “ Chi sono i coloni israeliani che vivono nella Cisgiordania occupata”
http://nena-news.it/inchiesta-chi-sono-i-coloni-israeliani-che-vivono-nella-cisgiordania-occupata/ Redazione. Nena-News. 19/06/17. Web 21/12/18
[3] “Cisgiordania: Israele demolisce scuole e case palestinesi”
https://www.osservatoriodiritti.it/2018/12/17/cisgiordania-israele-demolizioni-palestinesi/ Redazione. Osservatorio dei diritti. 17/12/18. Web 21/12/18
[4] “La “passeggiata” sulla Spianata delle Moschee: esplode la Seconda intifada” http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/sharon-spianata-moschee-66145506-0940-4613-863d-6e6fffd861fc.html/ Redazione. Rai News. 14/01/14.Web 21/12/18