Per anni Bashar al-Assad è stato dipinto dalla stampa occidentale come un feroce e spietato dittatore, assetato di sangue di vendetta e di potere. Padre Hanna Jallouf, parroco superiore di Knayeh, – in un’intervista rilasciata a Gian Micalessin e pubblicata nel suo libro Fratelli Traditi. La tragedia dei cristiani in Siria. Cronaca di una persecuzione ignorata – dichiarava: «Noi siamo prigionieri della guerra, voi di messaggi distorti e parole false». Se la guerra in Occidente si combatteva sul piano di una corretta informazione, la guerra in Siria continuava incessantemente a suon di bombe e mortai. Tutto cominciò nel 2011 quando, con l’iniziale pretesto di pacifiche proteste, la Siria si trovò catapultata nel vortice di un violentissimo conflitto. I fautori? Fanatici e mercenari, provenienti principalmente da altri paesi del Medio Oriente. Il conflitto, davanti al quale i governi occidentali si trovano in un’ipocrita impasse per averlo inizialmente supportato, si trasformò presto in guerra, una guerra che negli anni ha duramente messo alla prova la pace e l’equilibrio dell’intero Paese. La Repubblica Siriana, che da sempre ha laicamente visto etnie e religioni diverse convivere tranquillamente sul suo suolo, rischiò di crollare. Oggi la Siria sta uscendo vittoriosa dalla guerra contro barbarie e terrorismo ma quando i volontari di Una Voce Nel Silenzio hanno visitato il Paese, la situazione era ancora molto delicata. Nel gennaio del 2016, i membri dell’associazione hanno avuto modo di visitare Damasco, Ma’lula, Homs e Tartous, donando alla popolazione generi alimentari e beni di prima necessità. Gli aiuti donati sono stati simbolo di un messaggio che UVNS voleva e vuole rivolgere a tutti i siriani: non siete soli, c’è chi non ignora il vostro dolore.