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Dečani, il monastero del silenzio

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

Nella regione del Kosovo, nei pressi del fiume Bistriza, sotto i pendii dei monti Prokletije tra boschi e torrenti, Re Stefano Uroš III Dečanski (divenuto poi Santo) fece erigere il monastero del Cristo Salvatore i cui lavori furono completati nel 1335. Nella metà del XIX secolo infuriavano le repressioni turche contro Dečani ed i monaci scrissero molte lettere indirizzate agli zar russi ed ai conti serbi per chiedere disperatamente di essere protetti sia dagli albanesi che dagli agenti cattolici austriaci. Proprio in questi anni si può trovare una figura rispettata dai serbi, Bilal Rusta, albanese, che sotto compenso protesse il monastero per quasi un secolo.

Oggi Dečani è una città molto particolare, è infatti il paese con il più alto tasso di disoccupazione del Kosovo e vi è una altissima presenza di moschee. Arrivando nella città, stilisticamente non diversa dalle altre in Kosovo, si può però subito notare una differenza importante: vi sono moltissimi bar, tutti pieni, pochi uffici, gente per strada costantemente, macchinoni che girano apparentemente senza meta e di fronte alla rotonda che porta al monastero si scorge una scritta enorme di colore rosso e nero “UCK”. Questo è il clima che si trova a poche centinaia di metri dal monastero, qui infatti vi è uno degli snodi principali per lo spaccio di droga, che viene trasportata dalle montagne alle spalle della città, e di armi.

Superata la parte albanese della città si arriva ad un viale alberato molto curato e, dietro la vegetazione, si può intravedere questa fantastica opera architettonica patrimonio dell’Unesco. Bisogna però tornare subito alla realtà perché per arrivare all’ingresso del luogo sacro vi sono vari check-point da oltrepassare sorvegliati dai militari della KFOR. Questo è uno dei pochi monasteri ancora costantemente protetto dai militari dell’ONU proprio per evitare degli attentati come accadde in passato.[i]

Mentre al di fuori dei cancelli i militari sono di diverse nazionalità, all’interno sono unicamente italiani. I soldati del nostro Paese sono storicamente legati a questo luogo, infatti già durante la Seconda Guerra Mondiale presidiavano la chiesa contro i balisti albanesi. In quegli anni nacque un rapporto solido e molto stretto tra i monaci che abitano a Dečani ed il nostro Paese.

Entrando al monastero si viene accolti da uno dei Pope che fa gli onori di casa e porta i fedeli a visitare la chiesa, la cui bellezza è difficilmente descrivibile. Decine di affreschi ornano i muri ed il soffitto, altissimo ed imponente, e raccontano con le immagini gli eventi del calendario liturgico cristiano oltre a raffigurare icone di santi e personalità della storia del popolo serbo. L’icona che sicuramente rimane più impressa è quella di Gesù Cristo che impugna una spada, “Una spada spirituale, una spada della parola di Dio” ci tiene a precisare Padre Isaja durante la nostra visita.

 

 

Il monastero ha un vero e proprio tesoro formato da antiche icone, oggetti sacri importantissimi, libri e manoscritti.

La struttura è composta da diversi edifici, tra cui due dormitori, il refettorio e la dimora dell’abate mentre, sul retro, vi è la parte dove i monaci lavorano per il loro sostentamento e quello delle persone in difficoltà nelle enclavi. Essi infatti allevano diversi animali e coltivano i campi nelle loro proprietà, offrendo anche ai visitatori di poter mangiare le delizie che producono. Quando si passeggia per questo luogo si viene catturati dalla calma e dalla tranquillità, sempre più rara al mondo d’oggi, e ci si lascia trasportare dalla forte spiritualità che emanano le pietre della chiesa e le foglie degli alberi. Tutto è stato costruito simmetricamente per dare questa sensazione di purezza e vicinanza a Dio, la stessa sensazione che si può provare in Terra Santa, a Gerusalemme, quando si cammina per la città vecchia. In questi luoghi il tempo sembra essersi fermato ed è una grande cura per l’anima di chi li visita.

Forse proprio per questo oggi Dečani è il punto di riferimento per tutti i serbi del Kosovo in quanto tutti gli aiuti alle enclavi vengono gestiti direttamente dai monaci che fanno un lavoro quotidiano e costante per mantenere viva e ben salda la fede in Dio in queste regioni martoriate.

Dio lo si può trovare ovunque ed è lo stesso ovunque ma in certi luoghi siamo noi che siamo diversi e siamo più predisposti ad accoglierlo, in questo monastero la presenza divina la sentiamo ancora più vicina e non serve dire a nessuno di rimanere in silenzio perché naturalmente qualsiasi persona entri lì rimarrà ad ascoltare la propria anima e dialogherà con Dio, questo e niente altro.

 

 

Di Stefano Pavesi

 

[i] Pavesi, Stefano, “Attentato sventato a Dečani”. https://www.unavocenelsilenzio.it/kosovo/attentato-sventato-decani. 30/11/2018. Web. 30/11/2018

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